«Ho più cose in comune con Giancarlo Cancelleri che con Nello Musumeci, non c’è dubbio. Con i 5 Stelle ci possono essere punti di convergenza sul programma, ma non bisogna cadere nel politicismo fabbricando alleanze in campagna elettorale o immaginando di cercare i voti in assemblea regionale come fossero elemosine». Claudio Fava, candidato della sinistra alla presidenza della Sicilia con la lista “Cento passi”, apre a sorpresa ad un eventuale dialogo dopo il voto con i grillini ma precisa subito che si tratterebbe soltanto di convergenze sul merito delle cose.
Punti in comune. «Non ci sono stati contatti e lo voglio chiarire, anche perché il confronto si fa tra chi vince e chi perde, non in astratto. Bisogna aspettare il 6 novembre. Ma Chiunque vinca non avrà la maggioranza all’Ars, non avrà il 50% dei voti, dunque per governare dovrà necessariamente avere l’appoggio di altri componenti dell’assemblea. Ma la maggioranza non la si può andare a cercare in aula. Va cercata prima sul territorio e sui singoli temi, va cercata con i siciliani, poi si possono chiedere i voti all’assemblea. Con i 5 Stelle ci sono punti in comune e scelte che ci dividono. Come con tutti gli altri candidati. Ci misureremo sul merito delle cose, anche se è un merito che mi vedrà, prevedo, piuttosto lontano da Musumeci e dai suoi eletti. Il problema in Sicilia – conclude Fava – non sono i voti controllati nella cabina elettorale ma le obbedienza dovute e promesse prima di andare a votare. E quelle non le risolvi con gli osservatori dell’Osce».