«In Sicilia esiste da tempo ormai un sistema da scardinare, dove il clientelismo detta i tempi». Il monito arriva dal candidato governatore della sinistra Claudio Fava, leader della lista dei “Cento Passi per la Sicilia”. «Se nella mia lista parenti di indagati o imputati per mafia non ce ne saranno. Altrimenti sarei io ad andarmene – spiega Fava -. Mi hanno detto e chiesto chi me lo faccia fare a candidarmi e la risposta è semplice. Ero infatti in una fase di commiato dall’impegno politico attivo e quando mi è arrivata questa sollecitazione ne ho colto tutto il significato e l’importanza: dimostrare che non solo esiste uno spazio di sinistra in questo Paese ma che è addirittura uno spazio fondativo di una sinistra. Dimostrare poi che tutto questo parla a un pezzo di Paese e dell’opinione pubblica anche lontano dalle nostre bandiere e che esiste ancora un voto libero, d’opinione. Dimostrare anche che la Sicilia non è irredimibile e che la rassegnazione è l’alibi dei peggiori. E vorrei dimostrare infine tutto questo mettendoci ancora una volta, anzi, l’ultima, la faccia. E non perché il mio impegno finisca qui, continuerà in altri cento modi».
Mettersi a disposizione. «Ma non c’è nessuna convenienza in questa mia candidatura: c’è una forte necessità politica e morale – chiarisce Fava – di mettersi a disposizione. E direi che questi primi giorni ci dicono che forse non ci sbagliavamo: c’è infatti un pezzo di Sicilia che sta dimostrando di non essere qualcosa a disposizione del ceto politico pronta a farsi spostare da una casella all’altra come se fossero mandrie di buoi».